La compagnia Teatro dei pazzi porta in scena la vita di Pablo Picasso mettendo sotto una nuova luce di scena il rapporto con le donne, il genio e i suoi lati oscuri.
L’uomo che sapeva trasformare il suo pennello in una lama che colpiva senza pudore il cuore e l’anima delle donne che aveva amato e poi abbandonato.
Con queste parole Giovanni Giusto (direttore artistico della compagnia) presenta Picasso, l’artista spagnolo più acclamato di tutti i tempi, ma anche l’uomo che non seppe amare alcuna donna in tutta la vita se non una volta mutata in arte. “Le spalmava sulle tele”, scrisse sua nipote Marina che tanto soffrì dei suoi atteggiamenti anaffettivi e contrastanti. Fu marito, amante, padre e nonno, solo nella misura in cui fu artista: straordinario, controverso, inquieto, travolgente, egocentrico e famelico. Spietato, persino.
E la chitarra? Lo strumento spagnolo per eccellenza accompagna e racconta con i suoni la storia fin dall’inizio, da protagonista e talvolta insinuandosi nella narrazione. Graffiante e al contempo suadente nella sua tecnica flamenca: da solista (Diego Vio) si rende capace di trasformare l’intensità della sfera emotiva in una vibrazione arcaica, selvaggia quasi, come le passioni e i dolori di Picasso e delle sue donne, che gemono come in un tormentato Cante Jondo. La chitarra duplica e persino triplica il suo canto al termine di ogni atto, sia in formazione di trio che arricchendosi con le percussioni e la voce. Quest’ultima esegue alcune delle canzoni popolari spagnole più note nel panorama storico culturale del paese, la Spagna, dove tutto ebbe inizio.
Da sinistra a destra: Michael Fiorin (chitarra), Roberto Diaz (percussioni), Giovanni Giusto (chitarra e voce), Diego Vio (chitarra solista)
Quasi una decina le donne ufficialmente passate alla storia come compagne di vita di Picasso, folgoranti amori, dee ispiratrici da sedurre facendole sentire regine del suo affasciante universo, per poi abbandonarle a se stesse in preda ad un’ossessione indissolubile. Denudate fin nel profondo della loro intimità, così ingenua talvolta.
E tutto questo per quale oscuro scopo? L’arte era il fine. La passione che alimentava il fuoco artistico di Picasso più era intensa, senza freni, più alimentava il suo genio pittorico, come un rituale che non poteva essere diversamente eseguito se non attraverso il macabro sacrificio di donne sempre diverse.
Fernande Olivier fu la prima giovanissima amante di Picasso. L’anno era il 1904. L’attrice Cecilia Prosperi veste il rosso della passione e della sensualità femminile che accompagnò il pittore nel noto periodo rosa e in quello cubista.
Marcelle Humbert venne ribattezzata Eva e Ma Jolie, nome di battesimo della donna, anche a dimostrazione di quanto intensamente Picasso vivesse la passione di ogni sua conquista, anche se per la sua Eva provò sicuramente un sentimento paragonabile alla venerazione, come verso la prima donna del Paradiso. Eva morì di tubercolosi nel 1915.
Marica Rampazzo interpreta le ultime riflessioni di una Humbert già malata, che lentamente si spegne dietro la scia dei suoi pensieri e dei ricordi, malinconica e consumata.
Cecilia Prosperi irrompe sul palco nel ruolo di una stravagante Gabrielle (Gaby) Depeyre Lespinasse, la ventisettenne cantante e ballerina di cabaret vestita di una corona di piume rosse, la nuova fiamma, l’immancabile consolazione alla solitudine che l’artista doveva affrontare dopo la morte di Eva. Amante del lusso, divenne milionaria vendendo i numerosi dipinti che Picasso aveva realizzato per lei.
Ma fu la ballerina russa Olga Khokhlova l’unica donna che arrivò a sposare Picasso. Irrompe volteggiando l’attrice Marica Rampazzo con il suo corpo snello e scultoreo sul palcoscenico del teatro Astra. Picasso la conobbe a Roma nel 1917 e si sposarono l’anno dopo. La coppia d’artisti ebbe un figlio, Paulo. Questo può essere definito uno dei momenti di produzione più intensa e di grande innovazione per l’artista che passò dall’astrattismo al neoclassicismo. Durante i loro dieci anni di matrimonio infatti, i frenetici e irrefrenabili stimoli carnali del pittore, lo spinsero a cercare nuovamente altrove nuove donne e nuove passioni.
Ma questa è solo una parte della storia. Poi arrivò Marie-Thérèse Walter, detta anche “l’amante bambina”. Dora Maar, la giovane fotografa jugoslava. E poi ancora Françoise Gilot, l’unica che interruppe la relazione con l’artista. Jacqueline Roque, la donna che lo accompagnò fino alla morte.
La compagnia Teatro dei pazzi ha saputo davvero dare ancora una volta voce a queste donne tanto amate quanto maledette nel loro destino, quello di incontrare nelle loro vite un uomo tanto geniale quando inquieto e inquietante come Pablo Picasso. Un uomo che, grazie a loro, ha però segnato la storia dell’arte di tutto un secolo.
Foto e video (tutti i diritti riservati): Margherita Majer; Giovanna Brevali