Al Teatro Carlo Goldoni di Venezia è andato in scena lo straordinario spettacolo di beneficienza per l’Aido che racconta la Venezia più verace, tra i suoi drammi, le “macchiette” e le più sfaccettate personalità di una città che cerca ironicamente di adattarsi al costante mutamento del tempo.
Se il commediografo Carlo Goldoni fosse ancora tra noi avrebbe certamente dato una definizione a questi due incredibili personaggi, interpretati nel teatro che porta il suo nome. Anzi, più che incredibili, realistici. Marieto il chitarrista incompreso e Galliano, l’eterno disoccupato in osteria.
Il ruolo del personaggio nella commedia dell’arte è di fondamentale importanza. Con il suo carattere ben definito e senza maschera si muove, vive e dialoga in un contesto realistico, anche se situato in uno spazio tempo non del tutto definito. Piazze, case, osterie e altri contesti tipici della Venezia popolare diventano i luoghi di incontro in cui discussioni, dichiarazioni e litigi attivano e sviluppano la commedia.
Galliano (interpretato da Giorgio Bertan) è un anziano abusivo veneziano. Dopo aver trascorso parecchi anni in prigione (a causa anche della sua incontrollabile “mano lunga”) torna nella sua amata Venezia. Ma in città tutto è cambiato, anche la sua osteria preferita è stata venduta. Lì, trascorreva la maggior parte del suo tempo a discutere della vita e del suo avvicendarsi in città. Ed è sempre all’osteria che incontra Mario (Davide Bozzato), velleitario musicista figlio di amici di Galliano, che da anni cerca di farsi strada nel mondo dello spettacolo, nonostante la sua mancanza di talento compositivo, ma che è costretto ad accontentarsi delle esibizioni come cantante di gondola.
L’incontro casuale tra i due personaggi, in cui nessuno spicca per intelligenza e cultura, stimola una narrazione che abbraccia tutti i temi della venezianità autentica, sempre ironica e accattivante, pungente e spesso autocommiserativa. La mancanza di lavoro, le storie d’amore, la problematica del turismo di massa, tutto narrato tra un continuo alternarsi di dialoghi e monologhi di un’elevata qualità interpetativa.
Tra un susseguirsi di ricordi, raccontati, con un linguaggio popolare e dialettale ormai quasi perduto, ecco il divertente ritratto di una Venezia fragile ma capace di suscitare ancora meraviglia.
Fotografie (tutti i diritti riservati): Margherita Majer
2 commenti su “La commedia dell’arte e della realtà nella “Venezia di Galliano””
Grazie Margherita, tutti ti fanno i complimenti per come sei riuscita a cogliere lo spirito più profondo dello spettacolo in questione. 😊
Ringrazio tutti dei complimenti. Partecipare dal vivo serve a questo, ad entrare nel senso più autentico. Grazie a voi!