Dal 12 al 27 novembre 2022, Villa Farsetti di Santa Maria di Sala (VE) ha ospitato l’opera composta a due mani da Michele Gregolin e Stefania Vilardo, insieme per raccontare artisticamente la maternità sotto la luce di uno dei più drammatici e delicati risvolti: la gravidanza interrotta.
“Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. Mi si è fermato il cuore»
Lettera ad un bambino mai nato – Oriana Fallaci
Se si potesse scegliere. Scegliere se venire al mondo oppure, da donna, scegliere che quell’idea d’amore diventi vita oppure no. Sembra banale eppure è forse una delle speranze più forti di coloro che che vogliono avere un figlio: quella di avere la certezza assoluta che nascerà.
La riflessione del noto romanzo è solo uno degli esempi di quanto intensamente il tema della maternità sia sempre stato affrontato nel corso della storia da ogni genere di autore, artista e grande pensatore. E’ inevitabile, ancestrale, naturale, vitale. L’opera fotografica Non c’è battito di Michele Gregolin e Stefania Vilardo ha voluto però affrontare uno degli aspetti più delicati della tematica, quello che viene talvolta trascurato, esclusivamente perché colpisce tra il 10 e il 20% delle donne in gravidanza: l’aborto spontaneo.
“Ogni donna ha la sua unica e autentica storia“, così scrivono gli autori. Ecco che è proprio la donna la protagonista di questa serie di scatti fotografici. “Il sogno di avere un figlio inizia dai primi momenti di attesa e dalla proiezione di una nuova dimensione familiare per poi proseguire con la consapevolezza di essere incinta. Ogni emozione si infrange come un onda in tempesta di fronte all’irrimediabile perdita“.
Nelle fotografie dei due autori si percepisce da subito la carica emotiva che ha stimolato il messaggio trasmesso. Scatti monocromatici caricati di profondi neri e pochissima luce, eseguiti digitalmente ma stampati in camera oscura, per una resa maggiormente intensa. Da un lato, c’è l’intimità con cui la donna raffigurata vive la gioia e il sogno leggero della gravidanza, iniziando a renderlo concreto con carezze e oggetti. Dall’altro, l’improvvisa precipitazione dello stato emotivo, che passa da un’estrema felicità al sentimento del lutto. Figure di profilo che nascondono l’emotività, gesti inconfondibili, profondi silenzi, perché è proprio in questi ultimi che si vivono le emozioni più estreme. E due elementi: il cuore e la piuma. In un’essenziale simbologia, i fotografi hanno voluto raffigurare il simbolo del sentimento materno e l’anima di quel bambino che, tristemente, non nascerà.
Non c’è battito è una mostra che tocca nel profondo tutti noi. Uomini o donne, madri o no, ci ha fatto sentire tutti uniti in una solidale gioia di essere almeno figli e di essere vivi, amati.