La Galleria Alzaia a Treviso torna a ospitare l’arte, ma questa volta lo fa in maniera senza precedenti. SubSculture arts, il collettivo che da anni anima il tunnel con le sue installazioni, sabato 10 giugno 2023 ha inaugurato la nuova manifestazione “Byod – Hybrid 50”.
Più di cinquanta giovani artisti provenienti dall’Accademia di Venezia (e non solo) portano alla Galleria Alzaia “BYOD Bring Your Own Device“, ovvero un’arte quest’anno davvero innovativa, un invito a portare il proprio dispositivo per la fruizione dell’evento stesso.
A partecipazione libera, il tema di “Byod – hybrid 50“, ruota sulla creazione di opere d’arte derivate partendo da opere precedenti, creando così quelle che vengono definite “applicazioni digitali per l’arte”, non tanto nella forma ma nel concetto e presentate sotto forma di dispositivo, analogico e/o digitale, con l’intento di vivere un’esperienza espositiva informale, inclusiva e partecipativa.
La fonte delle opere derivate sono archivi di New Media Art presenti nel web, sottoposti durante l’arco di un anno, ad analisi, studio e osservazione utili alla comprensione delle fenomenologie delle avanguardie artistiche contemporanee. In ambiente educativo Bring Your Own Device è una pratica didattica per competenze che rende gli autori il pubblico stesso, in un processo di scrittura e lettura.
Declinando questa pratica al contesto artistico, nasce la proposta espositiva orientata alla realizzazione dell’Opera d’arte che diventa il Device, il suo allestimento e il rapporto con il pubblico. Il progetto espositivo è nato nel contesto del corso di Applicazioni digitali per l’Arte del Prof. Davide Anni.
BYOD, presentato il 10 giugno alla Galleria Alzaia, è un progetto di SubSculture Arts.
Vi presentiamo alcuni degli artisti con i quali abbiamo avuto il piacere di parlare, scoprendo la loro arte e i loro valori.
Federica Gandolfo
Useless is public è il nome del progetto di Federica Gandolfo, giovane artista che ama definirsi “polemica e contrastante”, ha esposto solo una parte di un grande lavoro di sovrapposizioni, ricerca e tanta capacità di trasformare in arte anche le cose che non ti aspetteresti. La sua è una riflessione critica sull’inefficacia e scarsa affidabilità dei servizi pubblici in Italia (estendibile al contesto globale).
Si sviluppa così la poetica dell’inutile , basata su due strumenti e fasi di realizzazione. In primo luogo l’uso di Shredder, browser alternativo ad opera di Mark Napier, mediante il quale sono state eseguite delle destrutturazioni delle interfacce web dei servizi proposti, successivamente riorganizzati e assemblati. In seconda fase, la traslazione dal supporto digitale al cartaceo, che spogliano il senso stesso del servizio, riducendolo a mera architettura grafica di codici, lettere e numeri. Ecco che l’infrastruttura cede, si sgretola e si “sporca” di inchiostro fine a se stesso, di quell’effetto quasi incomprensibile pieno di promesse, smascherate speranze e qualità superficiali.
Sara Cecconi
Un abito bianco, uno specchio, un pennarello e tanta sincerità. L’artista veronese Sara Cecconi racconta la sua performance, una giornata trascorsa a Verona, la sua città, con una semplice domanda: cosa pensate di voi stessi?. Scrivere è notoriamente un gesto liberatorio, onesto. Ecco che la sua tunica si riempie di scritte, non serve una carta d’identità, basta avere la voglia di mettersi in discussione e, come riferisce l’artista, tutto rende quella giornata magica, unica, l’interazione tra sconosciuti che probabilmente non si rivedranno più rivela quanto siamo in grado di mettere maschere con i nostri cari e con noi stessi, un grave “peccato mentale” che dovrebbe insegnarci a vivere con serenità la nostra esistenza.